Dalle moto alle bici il mercato delle due ruote italiano vive una stagione positiva. Nonostante il rallentamento della domanda dopo il boom registrato negli anni 2020 e 2021, le biciclette traggono nuova linfa grazie alle vendite delle e-bike.
Dallo studio realizzato da Bain & Company su un campione di oltre 2100 aziende (più dell’80% dell’intero comparto) presentato oggi a Roma presso la sede di Confindustria Acma (Associazione Nazionale Ciclo Motori e Accessori) – che rappresenta a livello nazionale circa il 90% delle aziende moto e il 70% di quelle bici – emerge che la filiera ha registrato nel 2023 un fatturato pari a 14,8 miliardi di euro.
Si tratta di un rapporto dettagliato articolato per voci, un lavoro che accende un riflettore inedito sul valore economico generato dalla produzione, dall’assemblaggio, dai servizi e dalla distribuzione di parti, componenti e prodotto finito nel settore, oltre che sul contributo concreto che l’industria di riferimento offre alle nuove domande di mobilità.
Se il settore del motociclo attesta il suo fatturato a 9,5 miliardi di euro, confermando il proprio primato in Europa anche nella produzione e per i numeri di mercato, quello delle bici non è da meno.
Il successo delle e-bike traina il comparto bici
Lo studio di Bain & Company Italia mette innanzitutto in risalto gli effetti opposti che la pandemia di Covid e il bonus bici hanno avuto sul mercato, ovvero il +18% nel 2020 sul 2019 (oltre 2 milioni di pezzi venduti) e la flessione media annua del 17% tra il 2021 e il 2023.
Nonostante il calo dei volumi la filiera bici ha comunque registrato un aumento significativo del fatturato, spinto anche dall’aumento dei prezzi e dal successo delle e-bike, attestandosi a 2,7 miliardi di euro nel 2023, pari a un +50% sul 2018.
In un contesto di grandi trasformazioni l’elemento più rilevante è stato il rapido incremento delle e-bike, salite fino a oltre 330mila unità vendute nel 2022, con una penetrazione del 20% sul totale (era il 3% nel 2015 e l’11% nel 2019), che ha reso le due ruote a pedali accessibili ad un pubblico più ampio.
Un progresso che ha tuttavia rivelato l’esposizione della filiera italiana alle forniture di componenti elettrici dall’Asia (che esporta l’87% dei chip), oltre che alla variabile di fattori macroeconomici e geopolitici.Tra il 2020 e il 2021 l’import di componentistica ha segnato così un solido +79%, attestandosi a 664 miliardi di euro fino ad arrivare a poco più di 800 nel 2022.
Alla luce di questi dati il settore ciclo, come quello moto, continua a segnare un saldo positivo nell’export, a dimostrazione della forte domanda di prodotti con il marchio Made in Italy sui mercati internazionali: la bilancia commerciale indica infatti +75 milioni di euro con valori molto significativi nell’ambito della componentistica dei prezzi al kg per parti come pedali, manubri e cambi.
Notizie positive arrivano anche dall’andamento dell’occupazione dove, malgrado l’andamento del mercato, in due anni (2020-2022) il numero degli addetti nella produzione di bici e componenti è cresciuto del 16%, passando da 15.200 unità a 17.600.
Roman (ANCMA): “Oggi produciamo il 17% delle bici europee”
Il presidente di ANCMA, Mariano Roman, ha rimarcato “la volontà dell’associazione di accendere un riflettore su un settore rilevante e primario in Europa, che crea indotti significativi con le manifestazioni sportive e l’eccellenza fieristica internazionali di EICMA, che offre occupazione, mobilità sostenibile e contribuisce con un gettito vicino a 180 milioni di euro alle entrate tributarie.
“Oggi produciamo il 17% delle bici costruite e assemblate in Europa (2 milioni), mentre il settore moto esporta motocicli, scooter e ciclomotori per 2 miliardi di euro e produce 422mila pezzi in Italia, occupando saldamente il primo posto nell’eurozona, dove si confronta con i 161mila della Germania, le 124mila unità dell’Austria e le 89mila della Francia”.
“il nostro settore, per liberare tutto il potenziale e continuare a competere a livello internazionale, ha bisogno di un supporto all’altezza del suo valore. Mi riferisco, ad esempio, a politiche sussidiarie più incisive che favoriscano in generale l’aggregazione, gli investimenti in ricerca e sviluppo e l’insediamento di siti produttivi della filiera componenti sull’alto di gamma.
Oltre che ad azioni, più specifiche per il settore ciclo, che riguardino il sostegno all’utilizzo e, soprattutto, all’infrastrutturazione ciclabile, indispensabile per sviluppare il grande potenziale del nostro Paese in ambito cicloturistico”.